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Difficoltà del percorso MTB
Le Abbazie dell'Appennino

Km 55 – Dislivello in salita m. 1441 - Partenza e arrivo: stazione di Serra S. Quirico

Dalla stazione di Serra San Quirico si esce in direzione di Roma e al semaforo si lascia la SP76 svoltando a sinistra e poi poco dopo a destra, direzione Castelletta. La strada sale a tornanti regolari e raggiunge Castelletta (q.606), poi sale ancora asfaltata fino al valico verso Fabriano. Proprio sul valico, si prende a sinistra una strada forestale che risale il crinale fino al monte Pietroso. Finalmente si scende tra bosco e pascoli fino a Poggio San Romualdo. Toccata la strada asfaltata, si va a sinistra e si scende velocissimi fino all’incrocio per Valdicastro per arrivare poi all’omonima antica Abbazia. Oggi gli edifici e i terreni sono di proprietà dell’azienda agricola “Val di Castro” (vendita prodotti tipici e ristorazione). Si prosegue sulla strada bianca in direzione San Vicino, risalendo l’alta Val di Castro tra pascoli e boschi fino a scoprire l’ampio panorama su versante nord del monte Moscosi, dove a quota 893 si lascia la strada bianca (cartello S. Urbano) e si scende a sinistra su una stradina forestale a fondo naturale e con alcuni tratti ripidi e accidentati. Ci si addentra nella stretta Val di Castro fino a seguire fedelmente il torrente; ci sono tre possibili deviazioni, ma bisogna mantenersi sulla traccia principale ed andare sempre in discesa fino a raggiungere il fondo del torrente, per poi proseguire dritti fino ad incontrare, a sinistra, il cartello che indica “miniera di manganese” km.6 (q.390). Allora si va a destra in leggera salita, ed in breve si esce sulla strada asfaltata. Si va a sinistra e si arriva alla frazione di Palazzo. Alle ultime case di Palazzo, si prende la prima strada a destra - inizialmente asfaltata poi bianca – che scende nella valle del Torrente Esinante fino alla provinciale che corre sul fondovalle. Ancora a sinistra e si giunge all’Abbazia di Sant’Urbano. Proprio di fronte alla chiesa si stacca perpendicolarmente dalla provinciale una strada bianca che riprende a salire fino a Domo, altro bel borgo fortificato, e poi al Castello di Precicchie, che si è mantenuto integro fino ad oggi dal XII° secolo, quando i conti Revellone costruirono la rocca. Oggi è sede di manifestazioni culturali e folcloristiche. Da Precicchie si scende sulla strada provinciale per Sant’Elia e poi si ritorna a Serra San Quirico.

Le Abbazie dell'Appennino

Tour in bicicletta attraverso castelli medievali ed Abbazie

In questo interessante percorso appenninico in mountain bike, attraverserete notevoli varietà di paesaggio e ogni tipo di strada di montagna; si tratta di una pedalata molto impegnativa per lunghezza e dislivello. Attraverso questo tragitto, potrete esplorare buona parte del territorio fabrianese, passando presso castelli medievali ed antiche abbazie, che mantengono ancora intatta quell’atmosfera di tempi lontani, quasi fossero al di fuori del tempo. La lunga salita iniziale, l’ardua discesa nella Val di Castro e l’ultima risalita da Sant’Urbano a Precicchie, rendono questo itinerario un percorso riservato a ciclisti allenati.

Gli insediamente monastici

Nella storia spirituale delle Marche, la Valle dell’Esino ha un ruolo emblematico: area di confine (il fiume segnava nell’Alto Medioevo il limite dei possedimenti bizantini da quelli dei Longobardi) e in pari tempo spazio aperto alle contaminazioni culturali, in quanto via di passaggio dalla montagna al mare, vi si riscontra la più alta concentrazione di insediamenti monastici, alcuni dei quali di grande importanza per la storia non solo religiosa, ma anche sociale, economica e culturale del territorio. La storia del monachesimo occidentale è complessa: in estrema sintesi, basti ricordare una delle figure fondamentali, San Benedetto da Norcia, a cui si deve la prima regola monastica, ora et labora. Tale esperienza nell’Alto Medioevo (e le vallate marchigiane non fanno eccezione) esercita in tutta Europa una vera e propria egemonia, e i monasteri benedettini diventano ben presto anche importanti centri economici. Una circostanza, questa, destinata a definire progressivamente anche forme di influenza politica, dissolvendo o, perlomeno, trasformando, così il rigore morale originario. Intorno all’anno Mille, però, proprio a fronte della crisi in cui sono caduti i benedettini, si registra una inaspettata rivitalizzazione del monachesimo, ad opera dei camaldolesi e dei cistercensi. I primi, in particolare - depositari della regola di San Romualdo - sono attivamente presenti nel nostro territorio, fondando diversi eremi ed abbazie. Tra queste, lungo l’itinerario con la bici potrete osservare il monastero di San Salvatore di Valdicastro, particolarmente rilevante per motivi storici. Situato nell’omonima valle e circondato dal tipico paesaggio appenninico (boschi di castagni, faggi, querce, alternati a pascoli), questo monastero viene edificato nel 1006 proprio da San Romualdo degli Onesti (952 – 1027), il quale ottiene il terreno dal Conte Farolfo. San Romualdo stesso trova qui la morte e il suo corpo vi viene conservato fino al 1481, quando le spoglie vengono trasferite nella chiesa di San Biagio a Fabriano. Peraltro, finché restano a Valdicastro (nell’altare composto da un sarcofago romano del III secolo d.C., ancor oggi visibile), l’abbazia conosce una forte crescita in termini di prestigio religioso, in seguito alla devozione dei fedeli che si recano a venerare il Santo con incessanti pellegrinaggi. Nel XIV secolo, a seguito di alterne vicende politiche di calamità naturali comincia la decadenza. Nel 1652 l’abbazia passa al comune di Fabriano e viene ridotta a fattoria, mentre, dalla fine del XIX secolo è proprietà privata. Costruita in blocchi di pietra, in forme romanico-gotiche, l’abbazia ha conosciuto più volte ampliamenti e restauri. Nel 1741 è stata danneggiata dal terremoto; oggi, dell’originale, restano la cripta coperta con volte a botte, di stile romanico, e alcuni capitelli del chiostro.

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